The terror - Flaming Lips 2013 ovvero Del destino della musica rock

(Va detto: non sono un esperto di musica, non suono, sono stonato, ascolto soltanto. Quasi una stortura questo mio osar scrivere di musica, anche solo nel mio blog. Però la musica mi piace, e parecchio. Che vita sarebbe senza musica? Che blog sarebbe il mio blog, se non scrivessi ogni tanto di musica?)


Premetto: ascolto poche nuove uscite in ambito rock e dintorni. Rimango (colpevolmente?) ancorato agli anni '60 e '70. Come in letteratura amo più i classici degli epigoni, benché talvolta involontari epigoni. "Che cavolo stai scrivendo?" starà pensando qualcuno, se mai si inoltrerà in queste righe, "c'è tanta roba bella che esce ogni anno. Al limite sei tu che non fai lo sforzo di conoscerla". Vero. Oggi non mi sforzo e non ho più neppure tanto tempo da dedicare alla missione di reperire musica 'rock' attuale che mi piaccia. Fino a qualche anno fa lo sforzo lo facevo, solo che sovente risultava vano, malgrado mi orientassi consultando amici, fossi abbonato a riviste del settore e, in generale, mi dessi da fare per scovare qualcosa di interessante. Sia chiaro: non stiamo parlando di un deserto, ma del letto di un fiume che fu in piena e oggi mi pare quasi prosciugato.
Non ho chiuso le porte a niente e nessuno, ovviamente, ma sono abbastanza convinto che ormai quel certo tipo di musica, che si muove entro canoni formatisi decenni orsono, abbia esaurito la propria carica propulsiva e abbia perduto parecchia incisività sotto il profilo culturale e sociale. Il rock è ancora praticato, cioè suonato, in maniera coinvolgente, fa ancora sudare, e la vena non si esaurirà mai del tutto, ma le vie del rock sono state così ampiamente battute che realizzare qualcosa di significativo oggi è impresa ardua. Tanto più che il concetto di 'significativo' va inevitabilmente relazionato al corpus precedente (il rock ha una storia, è storia) e che questo genere musicale, per motivi legati a meri mutamenti tecnologici, è vissuto oggi diversamente.

Nessun cataclisma, ad ogni modo: non esiste solo il rock, per fortuna. O meglio, se il rock ha una colpa è proprio quella di essere solo una parte, un frammento, di quel che è la musica nel suo complesso. 
C'è la sua derivazione (o contaminazione) elettronica che mi pare abbia tuttora qualcosa da dire. Epperò, lo ammetto, sono io che non ho le orecchie giuste per ascoltare. 
C'è la classica. Bene o male l'ascolto, pur nella mia ignoranza. 
C'è la musica contemporanea, e qui confesso un ignoranza pressoché assoluta.

Il pippone sopra per dire che The terror dei Flaming Lips, un disco del 2013, a me è piaciuto, benché non rappresenti nulla di nuovo sotto il sole. 
Non si tratta di un disco di facile ascolto e la cosa non stupirà chi conosce i Flaming Lips, una band che ha sempre cercato di rinnovarsi procedendo per diverse vie, quasi sempre oblique, con risultati alterni, mai irrilevanti.
Il disco sciorina canzoni dai tempi dilatati, caratterizzate da riff di chitarra in loop che talvolta paiono interminabili. L'atmosfera evocata è di ansia, ossessione, per nulla rassicurante. Però, secondo me, emozionante. 
Consigliato a chi non ascolta musica solo per svagarsi.

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