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Visualizzazione dei post da febbraio, 2017

LA SETTIMANA BIANCA di E. Carrère: thriller raffinato, ma non sconvolgente

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La settimana bianca di Emmanuel Carrère è un thriller breve, ma intenso, pubblicato nel 1995, e che costituisce l'ultima opera di pura invenzione  dello scrittore francese , prima che incominciasse a dedicarsi completamente (almeno finora) a narrazioni ispirate a vicende reali, talvolta personali. Il protagonista è Nicholas, un ragazzino che frequenta le scuole elementari e che durante la settimana in montagna organizzata dalla scuola conoscerà l'orrore, il male assoluto, immotivato. Tutto accade a margine dellla linea narrativa principale, incentrata su quanto vede e sente il piccolo protagonista. L'attenzione dello scrittore è dedicata al versante più morboso e inquietante della storia, in un crescendo in cui il lettore comprende ben presto come stanno le cose, ma rimane in apprensione perché vuol sapere quali saranno le conseguenze che dovrà subire il piccolo Nicholas. Ad onore di Carrère (il bel tomo dalle rughe profonde, qua sotto) bisogna dire che nel 1995 non e

TIRO AL PICCIONE di John Le Carré: episodi autobriografici, di classe.

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Tiro al piccione di John Le Carré è un'autobiografia e, come tale, va vista, coi suoi pregi e difetti.  I pregi stanno nelle curiosità che chi ama l'autore può soddisfare sotto diversi aspetti.  I difetti stanno nel fatto che talvolta durante la lettura è lecito pensare chissenfrega! A maggior ragione lo penserà chi non è un appassionato. Comunque sia, a me in generale Tiro al piccione è piaciuto. Merito ovviamente anche dell'arte narrativa che Le Carrè sa dispiegare con rara capacità. Poi le curiosità da soddisfare sono tante e gli episodi quasi tutti interessanti, benché l'autore non scenda quasi mai nel particolare personale tranne quando narra del padre imbroglione (riprendendo  il testo già pubblicato in Italia come Ronnie, mio padre , di cui ho scritto qua ). Ad esempio, Le Carrè ci rivela:  " Lo spionaggio mi è stato imposto sin dalla nascita, allo stesso modo in cui il mare è stato imposto a C. S. Forester o l’India a Paul Scott. Ho cercato di

VITTORIA (Trilogia SteamPunk I) di P. Di Filippo: punk a tutto vapore!

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Vittoria è primo racconto della Trilogia Steampunk di Paul Di Filippo, proposto dalla Delos con la splendida copertina che si vede sopra. Cavolo è lo steampunk? Il 'punk a vapore', ce lo spiega Wikipedia , " è un filone della narrativa fantastica fantascientifica che introduce una tecnologia anacronistica all'interno di un'ambientazione storica, spesso l'Ottocento e in particolare la Londra vittoriana dei romanzi di Conan Doyle e H. G. Wells. Le storie steampunk descrivono un mondo anacronistico (a volte un'ucronia) in cui armi e strumentazioni vengono azionate dalla forza motrice del vapore (steam in inglese) e l'energia elettrica torna a essere, come nella fantascienza ottocentesca, un elemento narrativo capace di ogni progresso e meraviglia; dove i computer sono completamente meccanici, o enormi apparati magnetici sono in grado di modificare l'orbita della Luna ". Non avevo mai frequentato prima il genere, nemmeno in ambito fumettis

DON CHISCIOTTE di M. de Cervantes: libro straricco, ma (la prossima volta) non mi ci ficco

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Suonerà come una bestemmia in chiesa, ma se qualcuno mi chiedesse: vale la pena di leggere Don Chisciotte ? io gli risponderei: leggi le prime duecento pagine, lenisci la tua curiosità, poi non sentirti in colpa se lo abbandonerai. E pensare che l'edizione da me letta è davvero  di gran pregio: oltre 2000 pagine con testo spagnolo a fronte, esito di oltre cento edizioni compulsate al fine di trarne la versione più vicina alle intenzioni di Cervantes, con una introduzione del curatore e una del traduttore che arricchiscono il testo e infine le note esplicative, purtroppo a fine testo - pessima usanza sempre e comunque, questa - che esplicano davvero e agevolano la comprensibilità. Tornando al mio consiglio iniziale, se qualcuno intende leggerlo tutto, e non soltanto le (circa) prime 200 pagine, be', lo si può fare abbastanza agevolmente, Don Chisciotte è tutt'altro che illeggibile e ha resistito ottimamente ai quattro secoli trascorsi dalla sua prima pubblicazio

ROBOT N. 76 di T. Olde Heuvelt e altri: picchi e avvallamenti qualitativi

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Il numero 76 di Robot, dell'inverno 2016, vale innanzitutto per la splendida novella di  Thomas Olde Heuvelt  Il giorno che il mondo si mise a testa in giù che apre la rivista nel migliore dei modi . Premio Hugo che, per quanto mi riguarda è ben meritato. Racconto più fantastico che fantascientifico, ma intrigante fin da subito e innervato di una sana ironia. Mi è piaciuto anche  Henrietta di Paolo Aresi, autore italiano che solitamente si dedica a narrazioni spaziali e che stavolta cala sulla terra del futuro prossimo le vicende di una scoperta fin troppo sensazionale per passare inosservata agli occhi delle autorità.  Kareena di Massimo Soumaré, ambientato nel Mondo9 creato da Dario Tonani, non mi ha detto molto. Troppo farraginosi per i miei gusti, invece, i venti racconti di una pagina che formano I vagoni di Trainville , inserito nella realtà immaginata da Alain Voudì.  Da Timbuctù, l'ora dei Leoni,  lungo racconto ucronico di Robert Silverberg mi attend

SULLA RAZIONALITÀ OCCIDENTALE di L. Gallino e A.A.V.V.: proposte di cura contro la ragione strumentale

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Il tema di questo severo Sulla razionalità occidentale , volume collettivo ad opera di vari esperti di scienze sociali curato da Mario Aldo Toscano e da Antonella Cirillo, tutto sommato è questo (spiegato con parole mie): riteniamo in genere, di essere piuttosto razionali e avveduti, soprattutto chi è anche solo mediamente istruito. In realtà, malgrado la nostra presunta razionalità, abbiamo assunto a modello antropologico degli apprendisti stregoni che hanno in mente più il profitto che la miglior sorte e del mondo e dell'umanità. Non solo: riteniamo di essere buoni, eticamente irreprensibili, in quanto per la vulgata la nostra avidità, purché attuata secondo le regole attuali, risulta vantaggiosa per tutti quanti, tuttavia la realtà ci si è già rivoltata contro da un pezzo, per cui sarebbe più giusto e sensato rinunciare all'illusione perniciosa dell'avidità benefattrice . L'intervento che a mo' di introduzione mette a fuoco il fulcro delle trattazioni è que

CRIME di Irvine Welsh: un thriller riuscito, venato di dissolutezza

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( Mi è già capitato di paragonare Irvine Welsh al whisky scozzese  -come lui - Laphroaig, noto per il sapore di torba: una delizia per alcuni - fra cui il sottoscritto -, imbevibile per altri. Nel caso di Crime l'aroma di Irvine Welsh si è inaspettatamente addolcito. Stavolta lo accosterei a un whisky, sempre rigorosamente scozzese, dal gusto più morbido: uno Jura 16 anni, dal gusto più accogliente, più classico, ma che infonde comunque un piacere intenso. ) Crime , romanzo del 2008, rappresenta per Irvine Welsh una prova di maturità o, quanto meno, una scommessa vinta. Per almeno due motivi.  Primo, si tratta del suo primo libro inquadrabile grossomodo in un genere, il thriller. Ed è un thriller che funziona. Fino alla fine si legge in trepidante attesa di vedere come andrà a finire sia la vicenda principale sia quella che riguarda il passato del protagonista. Secondo, mi pare sia la prima opera di Welsh in cui non la fanno da padrone storie di outsiders con contorno di

ROBOT rivista n. 58 di Ted Chiang e altri: numero interessante

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Prendere in mano questo numero della rivista Robot risalente all'autunno 2009 è stata innanzitutto una bella occasione per rileggere Respiro di Ted Chiang, pubblicato in questa sede per la prima volta in Italia. Il racconto dello scrittore statunitense si è confermato una raffinata cronaca da un mondo 'altro', a cavallo tra narrativa e saggistica, come tipico di molta della sua esigua produzione. Un grande scrittore, punto e basta. Memorie perdute di Adriana Lorusso e La spirale del silenzio di Francesco Verso non sono male. Discreto, ma nulla di che, L'emporio delle meraviglie di Alastair Baffle del veterano della SF Mike Resnick. Riguardo ai saggi, l'inchiesta La fantascienza è morta? a cura di Silvio Sosio e Giovanni Di Matteo è un pezzo  davvero   interessante. Molti interrogativi, qualche risposta, comunque parecchie riflessioni di rilievo. Da segnalare anche l'articolo  Roman e il professore di Giorgio Betti, incentrato su Roman Polanski e S

REAL MARS di A. Vietti: alzare l'asticella della fantascienza italiana.

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Più di uno, anche l'autore, ha fatto notare che la trama di Real Mars può ricordare l'attacco di certe barzellette: ci sono un russo, una francese, una tedesca e un italiano che vanno su Marte su un razzo... Però Alessandro Vietti introduce una variante cruciale: la televisione nella sua declinazione più invasiva, il reality . Già, finalmente l'ESA invia degli umani alla conquista di Marte, ma dove trovare i fondi per compiere l'impresa? Dalla televisione. La missione per Marte diventa un reality, le telecamere inseguono gli astronauti durante la vita quotidiana sulla loro navicella che a questo punto corrisponde alla famigerata casa del Grande Fratello. La copertina di Real Mars  è  difficilmente   riconducibile a un romanzo di fantascienza. Non a caso. Per l'autore , infatti, " è riduttivo definire Real Mars solo fantascienza (...). Del resto il libro è nato proprio per situarsi sul confine, per essere un romanzo che fosse leggibile con soddisfazi