Occhi aperti per osservare, leggere e intelligere.
Occhi chiusi per riflettere e immaginare.
Pubbliche annotazioni su libri musica visioni idee e tutto il resto.
FIGLI DI TROIKA. GLI ARTEFICI DELLA CRISI ECONOMICA di B. Amoroso: da lasciar perdere.
Ottieni link
Facebook
Twitter
Pinterest
Email
Altre app
Un pamphlet raffazzonato che non aggiunge nulla di nuovo. La cosa migliore è il titolo, triviale e accattivante.
Pubblicare libri così malscritti va solo a solo a detrimento della causa che si vuole sostenere.
(Secondo me chiunque dia un'occhiata ai libri di cui scrivo in questo blog può pensare che sia monomaniacalmente preda di una passione per gli autori russi, specialmente i classici dell'Ottocento. Be', confesso che è abbastanza vero. Nell'ultimo anno ho letto un buon numero di autori russi e non mi hanno ancora stancato. Sarà che la Russia è tornata in auge sul fronte mediatico, grazie alle imprese dello zio Vladimir (Putin), un personaggio sgradevole, forse spregevole, senz'altro fuori dai canoni che amiamo definire democratici. Certo che, accanto alla putiniana noncuranza verso diritti variamente civili e alla sua mancanza di scrupoli, fa da contraltare un aspetto che ci affascina e che trovo sia molto russo, cioè la preferenza di Putin per azioni politiche 'irragionevoli', frutto di un orgoglio nazionale che non porta ritorni economici, di una esibita autonomia rispetto al nostro strapotere occidentale, ma anche rispetto, ora che pare in rotta persino
(Non so quanto sia cosa saggia dedicare il primo post di un blog al proprio romanzo preferito. Ad ogni modo...) Credo che I fratelli Karamazov in questo momento della mia vita sia il mio romanzo preferito. E questo momento della mia vita dura da più di quindici anni. Poche considerazioni da fare su un libro largamente incensato e analizzato. L'ho riletto fra dicembre e febbraio per la quarta volta. La prima volta fu nel lontano 1993. La prima è che la quarta lettura del libro è stata la migliore. Certo, ogni vero classico “non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, secondo la definizione di Calvino, ma leggere un libro come questo – che ha fra le sue caratteristiche salienti una profondità di pensiero costante, debordante, e la presenza di riflessioni filosofico-teologiche – a venti, a trenta o a quarant'anni può dare luogo a esiti differenti. Senza dubbio l'accrescersi delle esperienze e un più corposo bagaglio culturale permettono di addentrarsi più compiutam
Gran lavoro di ricerca rifluito in due ponderosi volumi, per quella storia straordinaria che è stata la vita di Elvis, tra ascese, cadute, rentrée, momenti di gloria e momenti imbarazzanti. La ricostruzione è tutta concentrata sulla cronaca. Guralnick lascia indietro poco, fra concerti, incisioni, dipendenze e incontri. Tuttavia, se il materiale di studio è a dir poco appassionante e ricco di spunti, limitarsi alla cronaca è un po' come pattinare sulla superficie di un grande lago senza dare un'occhiata a quello che c'è sotto. L'ultimo treno per Memphis narra la prima parte della vita di Elvis, tutta in ascesa, la storia di ragazzo semplice del Midwest il cui talento unico viene riconosciuto e lanciato verso il successo da un produttore lungimirante, prima, e da uno scaltro manager, poi. Amore senza fine è dedicato al ristagno, soprattutto artistico, alla rentrée del '68 e al lento inesorabile declino che lo ha condotto a una morte precoce. In definiti
Commenti
Posta un commento