ALESSANDRO O DELLA VERITÀ di Arno Schmidt: la sfida di Arno


Austera copertina grigia delle edizioni Einaudi del 1965 per questi quattro racconti di Arno Schmidt, due del 1949 e due del 1959. Gli ultimi due
, quello che dà il titolo alla raccolta e Cosma ovvero la montagna del nord, sono i più lunghi e i più interessanti.

In Alessandro o Della verità Arno Schmidt narra la cronaca degli ultimi giorni dell'imperatore Alessandro Magno dal punto di vista di alcuni uomini della sua corte. I rilievi critici diretti al regime dittatoriale da lui instaurato, ai suoi eccessi e ai suoi soprusi rimandano al regime nazista sotto il quale l'autore ha vissuto.

In Cosma ovvero la montagna del nord il narratore si scontra contro la volontaria e a tutti imposta ignoranza dei cristiani bizantini, disposti a seguire qualunque fantasiosa teoria di impianto tolemaico pur di non dar credito a impostazioni più razionali e plausibili.

Leggere Arno Schmidt rappresenta una vera sfida per il lettore, che ne può uscire estenuato e talvolta nemmeno vincitore.
La prosa di Schmidt è liberissima, esplosa, frammentata, piena di rimandi storici ed eruditi. La lettura inizialmente sconcerta, risulta ardua, sempre richiede concentrazione. Per rendere l'idea sotto mostro come si presentano le pagine del libro.




Eppure la difficoltà che impone la lettura di Arno Schmidt non è gratuita o frutto della volontà di sfidare il lettore a un grande gioco di erudizione e abilità interpretativa (non siamo dalle parti di Thomas Pynchon o di David Foster Wallace). La prosa di Schmidt, piuttosto, è assimilabile a una sorta di poesia scabra e scientemente incontrollata, a un flusso di coscienza sdegnato, carico di sensi di colpa di un ribelle silenzioso e forzatamente inerte, costretto a registrare gli eventi sopraffatto dal potere.

Qui la sostanza non consiste nella forma, non siamo di fronte all'arido formalismo postmoderno che tutto ritiene di aver visto e conosciuto. Anzi, forma e sostanza formano un indistinguibile tutt'uno.

Detto ciò, bisogna dire che si termina il libro anche con inevitabile sollievo. Ci si è lasciati alle spalle uno scoglio aguzzo, consapevoli che non tutto è stato recepito, con la parziale consolazione che forse non tutto può essere recepito come nella narrativa ordinaria.

Per lettori avventurosi, disposti a rinunciare a sicurezze e pregiudizi letterari.

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