LA SETTIMANA BIANCA di E. Carrère: thriller raffinato, ma non sconvolgente


La settimana bianca di Emmanuel Carrère è un thriller breve, ma intenso, pubblicato nel 1995, e che costituisce l'ultima opera di pura invenzione dello scrittore francese, prima che incominciasse a dedicarsi completamente (almeno finora) a narrazioni ispirate a vicende reali, talvolta personali.
Il protagonista è Nicholas, un ragazzino che frequenta le scuole elementari e che durante la settimana in montagna organizzata dalla scuola conoscerà l'orrore, il male assoluto, immotivato. Tutto accade a margine dellla linea narrativa principale, incentrata su quanto vede e sente il piccolo protagonista. L'attenzione dello scrittore è dedicata al versante più morboso e inquietante della storia, in un crescendo in cui il lettore comprende ben presto come stanno le cose, ma rimane in apprensione perché vuol sapere quali saranno le conseguenze che dovrà subire il piccolo Nicholas.
Ad onore di Carrère (il bel tomo dalle rughe profonde, qua sotto) bisogna dire che nel 1995 non era ancora invalsa la moda dei thriller narrati attraverso gli occhi dei ragazzini. Io non ho paura ed epigoni vari sarebbero arrivati qualche anno dopo.



L'impianto del libro funziona, c'è tensione, la storia genera suspence fino alla fine. La settimana bianca inoltre è davvero ben scritto, ma vabbè, non è plausibile che Carrère scriva qualcosa in maniera sciatta. Può essere preso come buon esempio del fatto che quando uno scrittore di talento - non dico eccezionale, probabilmente Carrère non lo è - si cimenta con la letteratura di genere i risultati possono essere eccellenti e ridare linfa vitale a scenari già visti e conosciuti.

L'esplorazione del male assoluto avrebbe portato Carrère alla pubblicazione nel 2000 di L'avversario, libro basato su una storia vera, più disturbante, più coinvolgente e significativo di questo La settimana bianca, tutto sommato un thriller ben scritto che soddisfa il lettore, ma non lo sconvolge.

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