CRIME di Irvine Welsh: un thriller riuscito, venato di dissolutezza
(Mi è già capitato di paragonare Irvine Welsh al whisky scozzese -come lui - Laphroaig, noto per il sapore di torba: una delizia per alcuni - fra cui il sottoscritto -, imbevibile per altri.
Nel caso di Crime l'aroma di Irvine Welsh si è inaspettatamente addolcito. Stavolta lo accosterei a un whisky, sempre rigorosamente scozzese, dal gusto più morbido: uno Jura 16 anni, dal gusto più accogliente, più classico, ma che infonde comunque un piacere intenso.)
Crime, romanzo del 2008, rappresenta per Irvine Welsh una prova di maturità o, quanto meno, una scommessa vinta. Per almeno due motivi.
Primo, si tratta del suo primo libro inquadrabile grossomodo in un genere, il thriller. Ed è un thriller che funziona. Fino alla fine si legge in trepidante attesa di vedere come andrà a finire sia la vicenda principale sia quella che riguarda il passato del protagonista.
Secondo, mi pare sia la prima opera di Welsh in cui non la fanno da padrone storie di outsiders con contorno di dipendenze e risvolti turpi fino al grottesco.
Tutto sommato Crime sarebbe un romanzo piuttosto tradizionale se non fosse per la penna acuminata e insozzata di dissolutezza di Irvine Welsh. Conta parecchio la forma, come in tutti i libri dell'autore scozzese, che è la migliore si possa immaginare per le storie che egli ci vuole raccontare, e conta molto, infine, anche il protagonista che Welsh riesce a scolpire con una profondità che dovrebbero invidiargli tanti autori che pure vantano parecchi quarti di nobiltà in più dello scrittore di Edilburgo. Pardon, di Leith.
Per me Crime è un romanzo decisamente riuscito. Forse può piacere meno ad alcuni patiti del Welsh più depravato, in compenso può essere apprezzato anche da tanti di quelli che snobbano la sua vena narrativa principale.
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