LA MOGLIE DEL DJINN di Ian McDonald: quando la tecnologia assomiglia alla magia


Questo racconto di Ian McDonald, pubblicato nel 2008 sul numero 53 di Robot, la rivista di fantascienza che, come si vede sopra, gli ha dedicato la copertina, ha vinto nel 2007 il prestigioso premio Hugo quale miglior racconto lungo.

La moglie del djinn è ricco di suggestioni derivanti dall'ambientazione indiana e dalla contiguità tra la magia dei miti e delle tradizioni da una parte e l'esoterismo di una tecnologia sempre più evoluta dall'altra.

In un futuro prossimo la diva del cinema Esha si innamora di Rao, un djinn, cioè un'intelligenza artificiale incorporea la cui denominazione proviene da quella delle creature soprannaturali della teologia islamica.

L'idea di fondo non è nuovissima, ma il contesto e la capacità di McDonald di tratteggiare il vissuto dei suoi personaggi rendono il racconto più che valido. Non credo che poi sia da tutti essere in grado di narrare secondo canoni realistici le vicissitudini di una coppia formata da una donna e una creatura incorporea... Tuttavia mi aspettavo qualcosa di più dalla fama dell'autore, noto in Italia soprattutto per Il fiume degli dei, romanzo anch'esso ambientato nell'India del futuro (che non ho letto).

Nello steso numero di Robot mi ha molto stupito in bene il breve racconto Uscire senza salvare di Ruth Nestvold, storia di spionaggio industriale tramite tecnologie futuristiche, ma neanche troppo.

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