GODETEVI LA CORSA di Irvine Welsh: una intelligente dissolutezza


Non ho ancora ben capito se per me leggere i libri di Irvine Welsh sia più un piacere o un vizio o una forma di depravazione. Notoriamente l'autore scozzese - che più scozzese non si può - si dedica a temi triviali, di cattivo gusto, che sarebbe un eufemismo definire politicamente scorretti, travalicando talvolta il limite del grottesco.

Eppure a me i suoi libri piacciono parecchio. Per ragioni che trovo persino giustificabili.

Innanzitutto lo stile. Energia pura, dialoghi al limite dell'assurdo ma verosimili, la capacità di far parlare in prima persona chiunque, anche un analfabeta o un incapace di intendere e volere, un lessico di fantasia iperbolica, un ritmo che avvince. 
L'iperrealismo della sua scrittura ricrea un mondo che pare scagliarsi fuori dalla pagina per aggredirti. Il suo traduttore storico, Massimo Bocchiola, in questo romanzo, come in quelli precedenti, ha dato eccellente prova di sé. Tanto da chiedersi se l'originale in inglese meravigliosamente corrotto da slang scozzese sia all'altezza della traduzione italiana zeppa di neologismi e invenzioni linguistiche.

Lo stesso Irvine Welsh si definisce soprattutto uno scrittore della working class. I suoi romanzi e racconti sono incentrati su drogati, alcolizzati, delinquenti e borderline di vario genere. L'ambiente è quasi sempre Edimburgo, il sobborgo di Leith, per la precisione. La definizione con cui Irvine Welsh si è identificato mi è sembrata calzante. Senza dubbio i suoi 'eroi' fanno parte della massa di diseredati rimasta ai margini della nostra società, ragazzi o ex ragazzi che non hanno mai avuto né speranze né possibilità di partecipare all'apparato produttivo della società, né in fondo hanno davvero desiderato farne parte. Nei momenti in cui Irvine Welsh è stato più esplicitamente politico si è espresso in maniera netta contro le politiche inglesi volte a ridurre diritti, garanzie e redditi ai ceti meno agiati, ad esempio menzionando gli scioperi contro la Sig.ra Thatcher in Skagboys oppure attaccando con veemenza satirica Tony Blair in Una testa mozzata.
Anche in Godetevi la corsa elementi di satira sociale, e di critica anche aspra, non ne mancano. Irvine Welsh è sempre stato un cantore di chi dalla società non ha avuto possibilità di vita migliori, di chi è (o si sente) obbligato a non scegliere, ma che non per questo si sente meno umano dei 'quattrinai' che hanno studiato a Oxford e vestono in giacca e cravatta.

Godetevi la corsa non rappresenta Welsh al massimo fulgore, malgrado alcune pagine siano all'altezza dei momenti più avvincenti dello scrittore scozzese. Un punto di forza del libro è senz'altro il protagonista Terry Lawson, vecchia conoscenza dei lettori di Welsh. Un debosciato tassista ultraquarantenne, 
all'occorrenza attore di film porno, dedito ai vizi con uno zelo così debordante da renderlo incurante del prossimo suo benché, tutto sommato, sia un ex ragazzo di buon cuore. Un personaggio, comunque, che letteralmente tracima dalla pagine che descrivono le sue gesta. Si distolgono gli occhi dal libro e pare di avercelo accanto, con la sua pinta di lager in mano e il sorriso lascivo dipinto sul volto.

Un parziale punto debole di Godetevi la corsa sta nell'intreccio. Irvine Welsh è impareggiabile quando descrive la vita quotidiana dei suoi protagonisti e quando si lancia in percorsi di vita a lunga gittata, come in Colla, mentre diviene talvolta prevedibile e manca di verosimiglianza quando imbastisce una trama con colpi di scena. Incredibile ma vero, nei libri dell'autore scozzese la presenza di un plot, contrariamente al solito, può generare cali di ritmo, tanto è avvincente l'anormale quotidianità delle sue creature di carta.

Senza contare che ormai, dopo più di venti anni di scrittura consacrata ai medesimi temi, l'ispirazione forse si è un poco indebolita.

Tuttavia nel complesso la lettura di Godetevi la corsa rimane una grande piacere. Va giù come una pinta di birra, davvero.

Una curiosità legata ai più recenti fatti d'attualità, per finire.
Irvine Welsh è scozzese, come già detto. Il 23 giugno in Scozia ha stravinto il Remain col 68% dei voti. Welsh, disgustato sia dal governo inglese sia da quello dell'UE, non è andato a votare. Riferisce lo scrittore scozzese: "Non potevo votare né per il Remain né per il Leave. Perché? Sono entrambi neoliberisti. Personalmente sono favorevole all’ideale europeo, anzi, propenderei per la creazione degli Stati Uniti d’Europa ma credo che l’Unione europea, così com’è attualmente, sia un progetto fallimentare. (…) Sono convinto che l’Unione se la giocherà con cattiveria, per scongiurare il rischio che altri stati membri possano essere tentati dal seguire l’esempio britannico. Ma a Bruxelles devono capire che è necessario riformare le fondamenta". (intervista integrale da Next Quotidiano, qui)
"I britannici, soprattutto i più poveri, erano troppo arrabbiati con le élite. Non c'entra l'Europa in sé. È gente delusa, disillusa, esclusa. I politici fanno finta di non vedere queste persone. L'economia è un disastro. Cosa vi aspettavate?".(...) "l'Europa ha ceduto alle banche, alla globalizzazione selvaggia, ai comportamenti antidemocratici della Commissione. (…) L'Ue è un progetto fallito e deve cambiare radicalmente se vuole sopravvivere, recuperare gli ideali libertari e democratici che ha abbandonato per convenienza o egoismo”. (intervista integrale da Repubblica.it, qui)

Irvine Welsh sarà pure un artista dissoluto, ma non mi sembra che ragioni male.

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