LA TERZA MEMORIA di Maico Morellini ovvero Dischi volanti su Imola (o quasi)
(Da un pezzo non acquistavo Urania in edicola. Stavolta ho ceduto alla tentazione, un po' perché mi incuriosiva pubblicasse un autore italiano - ma non è la prima volta, per fortuna - un po' perché mi ha attirato la copertina apocalittica con San Pietro sullo sfondo.)
La terza memoria di Maico Morellini è un romanzo frutto di generi letterari diversi miscelati con abilità. Ambientato in un futuro imprecisato, successivo ad un evento chiamato il Disordine, presenta personaggi e vari elementi quasi fantasy (genere che non mi intriga più di tanto) condito da non poche situazioni contigue all'horror.
Ecco quelli che considero i difetti di La terza memoria.
Soprattutto all'inizio la storia mi è parsa condotta in maniera simile a un gioco di ruolo o a un videogioco, con personaggi privi di spessore, destinati a svolgere la funzione di pedina eterodiretta dal master/autore ai fini dell'intreccio da lui ideato. Una modalità narrativa che, purtroppo, mi pare oggi parecchio praticata. In questo caso solo fino a un certo punto, perché poi nel corso della narrazione non mancano sviluppi e approfondimenti che progressivamente imprimono una certa consistenza ad alcuni coprotagonisti.
Lo stile è al servizio della storia, semplice, ma non sciatto. A mio giudizio sovente si ritrovano qualche metafora un po' pretenziosa e frasi o aggettivi superflui, quasi a conferire un tono più elevato. Forse mi sbaglio, ma mi paiono carenze da imputarsi a una familiarità troppo esclusiva di Morellini con la letteratura di genere.
Poi Urania non si risparmia evidenti refusi. Dopotutto è una rivista, benché pubblichi romanzi... Vabbe', io ci sono comunque affezionato.
Passo agli aspetti positivi, che decisamente prevalgono.
Dopo un inizio un po' claudicante dovuto alla partenza di molteplici linee narrative parallele, la storia prende quota e sale sempre di più, il quadro si fa più unitario e il libro diventa vieppiù coinvolgente, compiendo egregiamente la sua missione di divertire senza istupidire.
Va sottolineato che ci viene risparmiata l'eterna lotta del bene contro il male. Qua nessuno è davvero 'buono'. Qualche personaggio lo si conosce meglio nel corso della narrazione, qualcuno meno, ma non ci sono bianchi o neri, solo diverse gradazioni di grigio.
Curiosa, infine, l'ambientazione in Italia di un libro di fantascienza (tendente al fantasy e all'horror). Fa uno strano effetto assistere alla ricerca dell'antica cittadina di Imola (!!!) da parte dei protagonisti. Ormai, vien da pensare, non siamo più provincia dell'immaginario. Non del tutto, almeno.
Qualcuno potrebbe obiettare che in tal modo la colonizzazione culturale anglosassone risulta completata. Non mi pronuncio e non so quanto l'obiezione possa ritenersi pertinente, ma non mi dispiace siano passati i tempi in cui si pensava, secondo la famosa battuta di Fruttero e Lucentini che “un disco volante non può atterrare a Lucca”.
La terza memoria di Maico Morellini è un romanzo frutto di generi letterari diversi miscelati con abilità. Ambientato in un futuro imprecisato, successivo ad un evento chiamato il Disordine, presenta personaggi e vari elementi quasi fantasy (genere che non mi intriga più di tanto) condito da non poche situazioni contigue all'horror.
Ecco quelli che considero i difetti di La terza memoria.
Soprattutto all'inizio la storia mi è parsa condotta in maniera simile a un gioco di ruolo o a un videogioco, con personaggi privi di spessore, destinati a svolgere la funzione di pedina eterodiretta dal master/autore ai fini dell'intreccio da lui ideato. Una modalità narrativa che, purtroppo, mi pare oggi parecchio praticata. In questo caso solo fino a un certo punto, perché poi nel corso della narrazione non mancano sviluppi e approfondimenti che progressivamente imprimono una certa consistenza ad alcuni coprotagonisti.
Lo stile è al servizio della storia, semplice, ma non sciatto. A mio giudizio sovente si ritrovano qualche metafora un po' pretenziosa e frasi o aggettivi superflui, quasi a conferire un tono più elevato. Forse mi sbaglio, ma mi paiono carenze da imputarsi a una familiarità troppo esclusiva di Morellini con la letteratura di genere.
Poi Urania non si risparmia evidenti refusi. Dopotutto è una rivista, benché pubblichi romanzi... Vabbe', io ci sono comunque affezionato.
Passo agli aspetti positivi, che decisamente prevalgono.
Dopo un inizio un po' claudicante dovuto alla partenza di molteplici linee narrative parallele, la storia prende quota e sale sempre di più, il quadro si fa più unitario e il libro diventa vieppiù coinvolgente, compiendo egregiamente la sua missione di divertire senza istupidire.
Va sottolineato che ci viene risparmiata l'eterna lotta del bene contro il male. Qua nessuno è davvero 'buono'. Qualche personaggio lo si conosce meglio nel corso della narrazione, qualcuno meno, ma non ci sono bianchi o neri, solo diverse gradazioni di grigio.
Curiosa, infine, l'ambientazione in Italia di un libro di fantascienza (tendente al fantasy e all'horror). Fa uno strano effetto assistere alla ricerca dell'antica cittadina di Imola (!!!) da parte dei protagonisti. Ormai, vien da pensare, non siamo più provincia dell'immaginario. Non del tutto, almeno.
Qualcuno potrebbe obiettare che in tal modo la colonizzazione culturale anglosassone risulta completata. Non mi pronuncio e non so quanto l'obiezione possa ritenersi pertinente, ma non mi dispiace siano passati i tempi in cui si pensava, secondo la famosa battuta di Fruttero e Lucentini che “un disco volante non può atterrare a Lucca”.
Ciao Mirco,
RispondiEliminagrazie per la recensione.
Grazie per i complimenti ma anche per le critiche: aiutano a migliorare.
A presto,
Maico
Grazie a te, Maico, per l'intervento.
RispondiEliminaMi ha fatto molto piacere!
Alla prossima occasione.
Mirco