Il bottone di Puŝkin di Serena Vitale: vivere e morire nella Pietroburgo degli zar
Un saggio che è quasi un romanzo epistolare. Sicuramente non meno appassionante. Serena Vitale, attraverso la corrispondenza di amici e conoscenti, ricostruisce le vicende che hanno condotto al duello in cui Puŝkin, letterato, poeta, romanziere, fondatore della letteratura russa moderna, fu ferito a morte. Le ampie citazioni da tali lettere e la prosa raffinata ed evocativa della Vitale prendono per mano il lettore e lo accompagnano nella Pietroburgo del 1836-37. Sembra di essere lì, tra aristocratici russi maldicenti o compunti, che brigano, confabulano in francese, inviano lettere anonime e infine – non tutti – piangono la scomparsa del sommo poeta, morto per difendere il proprio onore dalle chiacchiere del bel mondo pietroburghese, che lo dicevano cornuto (cocu) a causa dello sfrontato comportamento della propria bella consorte e del chevalier garde D'Anthés. Erano altri tempi, non c'è che dire.
Forse le pagine più intense sono quelle finali, dedicate alle ultime ore di Puŝkin, il quale, fra atroci sofferenze, affronta, onorevolmente, la morte certa.
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